L’esistenza della chiesa di S. Giovanni dei Greci o “prope litus maris, seu barcaturo” (presso la riva del mare o molo) è documentata per la prima volta nel 1260, in un elenco di chiese soggette al pagamento delle decime nei confronti della cattedrale brindisina.
Dei tempi successivi, si ha testimonianza in un passo di cui mostriamo l’immagine, dell’opera manoscritta “Antichità e vicissitudine della città di Brindisi”, di Giovanni Maria Moricino, Filosofo e Medico dell’istessa città. Descritta dalla di lei origine sino all’anno 1604. (Copia manoscritta del 1760 presso Biblioteca Arcivescovile A. De Leo, Brindisi. Coll. D/12. Fol. 209 r. e v.)
Ne riportiamo il testo:
“Intorno a questi tempi (a. 1325) i Cavalieri Ospitalarj o del Santo Sepolcro o di Gerusalemme, aveano il lor nido nell’isola di Rodi, chiamati Cavalieri di San Giovanni, accresciuti molto delle ricchezze et entrate già delli estinti Templari, le quali passarono a loro, teneano molte galere armate con le quali correan tutti i lidi dal Mar Mediterraneo sino alle frontiere d’Italia. Costoro con tutto che i loro antecessori Templari avessero tenuto in Brindisi la stanza, o l’Ospedale del S. Sepolcro, tuttavia essi per comodità delle loro armate, che spessissime volte, o per elezione o per fortuna o per forza dei venti prendeano il porto brundusino, vollero avere nella città nuovo albergo sotto il nome de la Religione, che particolarmente fusse comodo alle loro marinaresche. Si fabricaro dunque sul sito interiore del destro corno del porto, quasi al dritto dell’entrata, che si dirama in due e sul principio del ramo destro predetto, un altro Albergo con molti portici per comodità de le Galere che ivi si traggevano a terra e degli artigli maritimi, e sul loco medesimo edificaro una nobil chiesa al loro Nume tutelare S. Giovanni, la quale sino ai nostri giorni è stata servita da sacerdoti del Rito Greco et ora comincia già a rovinare per negligenza de Commendatori di essa i quali attendono totalmente a raccorre l’entrate senza aver cura di lei.”
La chiesa, fu descritta nei verbali di Santa Visita del 1606 da Mons. Falces “trovata aperta e senza un tetto“, e si pensa che dovette subire ulteriori danni a causa del terribile terremoto del 1743. Venne restaurata soltanto nel 1752 dal Commendatario Costantino Chigi (il cui stemma araldico è osservabile adesso nel cortile del palazzo), come si legge nell’epigrafe murata nella parete del Palazzo Bono e successivamente trasportata nel Museo Provinciale.
Successivamente la chiesa fu completamente abbandonata e cominciò a deperire e crollare tanto che se ne rese necessaria la demolizione. La Cronaca dei Sindaci di Brindisi – vol. II, 1787-1860 (pp. LX, 458) ci informa nella sua introduzione “Istigazione e guida alla lettura” che “non ebbe la buona sorte della chiesa di San Paolo quella, anche medievale, di San Giovanni de’ Greci, demolita proprio quando veniva meglio collegata quella banchina del porto al rione Casale da una barca che nel rinnovo di quell’anno 1840 fu commissionata ai cantieri di Taranto.” E il 3 novembre 1841, il consiglio decurionale deliberò infine la demolizione della chiesa di S. Giovanni de’ Greci.
Una breve nota di un visitatore di transito in Brindisi, nell’aprile 1866, ci fornisce questi particolari del tempio:
“Vicino al porto, S. Giovanni ha facciatina che direbbesi lombarda, con frontone senza archetti, fatta a zone di pietre bianche e nere. La porta principale con tetto sostenuto da due colonnette e stipiti scolpiti a foglie, ed una porticina laterale senza ornati servono d’ingresso. L’interno è a tre navate con quattro pilastri quadrati per parte, i quali hanno capitelli di diverso disegno, ed uno ne è notevole perché presenta due ordini di foglie d’acanto, con volute formate dalle estremità prolungate dalle foglie d’angolo. Tutto ciò parmi non essere posteriore al XIII secolo e probabilmente più antico. La chiesa è piccola; l’altare principale trovasi in un rettangolo più piccolo del principale e fa prospetto alla porta; dietro ad esso vedesi una camera che doveva servire da sacrestia. Una lapide dice che la chiesuola fu restaurata nel 1765 (ma errore per 1752), ma ora è senza tetto, scoperta ed abbandonata alle cattive erbe che vi crescono rigogliose.” (Anonimo, Al chiarissimo Sig. Federico Odorici, bibliotecario della Parmense. Memorie originali, Parma 1866, p. 370)
Gli arredi interni vengono descritti da un Cabreo (così si indicava in origine la raccolta fatta redigere da Alfonso XI che enumerava i privilegi e le prerogative della monarchia) della Commenda di Maruggio del 1678:
“L’altare maggiore è a Levante e vi è di un qualche rilievo un quadro di S. Giovanni Battista nell’atto di battezzare il Cristo. Vi sono due altari ancora, lungo le navate che un tempo recavano due statue: l’una di S. Antonio, l’altra di S. Marco, realizzate da tal Giovanni Vitale, ma in seguito trasportate nella chiesa di S. Francesco di Paola. La chiesa di S. Giovanni confina con le vie pubbliche (Via della Marina e strada di S. Chiara) da, rispettivamente, tramontana e ponente, mentre a levante confina con la casa ed il giardino della stessa Commenda”.
Ma, evidentemente nel 1877 si vedevano ancora i ruderi dei muri perimetrali e l’altare maggiore e si vedeva anche l’ingresso ch’era nella strada di S. Chiara se la comunità greca ne richiese l’uso prima di costruire la chiesa di S. Nicola. Acquisita dal commerciante di carbone Spiros Cocotò, proprietario anche dell’adiacente palazzo Balsamo, su via Regina Margherita angolo via Santa Chiara, fu con questo demolita. Cocotò, in fase di costruzione del palazzo che sarebbe stato poi di proprietà Bono ed oggi INA nell’edificare l’attuale palazzo si valse dei ruderi meglio conservati e ne ornò il cortile dove si osservano parecchie colonne di architettura medievale, gli stipiti e l’architrave di una porta e il rosone rabescato ch’era la finestra della chiesa ed oggi ha acquistato la forma di un gran vaso, da cui vien fuori un albero ornamentale.” (B.I. p. 211)
La chiesa aveva la facciata in via S. Chiara e tre altari; sul maggiore l’immagine di San Giovanni Battista, sugli altri Sant’Antonio da Padova e SanMarco. In una nicchia dietro l’altare maggiore l’icona con la rappresentazione de La predicazione del Battista.
Esterni del Palazzo
Alcuni semi-capitelli, coevi alla nascita del palazzo, sono posti al disotto della cornice marcapiano
Fosse sepolcrali di periodo medievale probabilmente di pertinenza della estinta chiesa di San Giovanni de’ Greci si vedono dall’esterno del cancello in Via S. Chiara ma sono visitabili accedendo dalla Casa del Turista.
Interno
Bibliografia:
- Carito G., 1994, Nuova guida di Brindisi, Oria.
- Maddalena Capiferro G.F., 2002, La casa del turista in Brindisi: un arsenale templare?, in G. Giordano, C. Guzzo (a cura di), Pavalon – Atti del 3° Convegno Nazionale. Materiali inediti per una storia dei Templari nel Regno di Sicilia: 83-103.
- Vacca N., 1954, Brindisi ignorata, Trani.
- Cronaca dei sindaci di Brindisi II 1787-1860, di R. Jurlaro. Ed. Amici della De Leo – Brindisi.
- I palazzi di Brindisi di N. Cavalera. Schena ed.
Si ringrazia l’amico Mario Carlucci per la collaborazione